TRADUZIONE DAL FRANCESE DEI RAGAZZI
DELLA IVAs E IVFl
TESTO ORIGINALE:
TRADUZIONE:
Fare “Causa comune” con gli abitanti dei quartieri popolari di
Grenoble
(Anne-Catherine Berne)
Anne-Catherine Berne lavora per il Soccorso Cattolico da ormai una
decina di anni. È stata
assunta per partecipare all'animazione del progetto Causa Comune:
un'iniziativa che ha
come obiettivo quello di creare legami e relazioni di vicinato e
rendere gli abitanti di certi
quartieri di Grenoble attori della trasformazione sociale del
territorio in cui vivono.
Origine(i) del progetto
In Francia, il Soccorso Cattolico Caritas France ha per missione di aiutare le persone in
difficoltà sociale, accogliendole nei loro locali e prodigando
loro consigli, servizi, beni di
prima necessità... nel 2001, a Grenoble, un esperto incaricato
decide di andare oltre
questo atteggiamento caritatevole e assistenziale: partendo dalla
constatazione che
l'associazione raggiungeva soltanto coloro che venivano a cercare
aiuto, sviluppa una
strategia mirante a lavorare sul campo, mobilitando le persone.
Appassionato di
metodologia dello sviluppo, appresa durante un soggiorno presso la
Caritas in India,
America latina e Africa, l'esperto decide di adattare al
territorio di Grenoble questo
approccio, che considera le persone principali risorse del
progetto e propone alla
direzione nazionale di Caritas France di
trovare finanziamenti per sperimentarlo.
Viene assunto un gruppo di quattro animatori-esperti di sviluppo,
tra i quali Anne-
Catherine Berne. “Si era stabilito che avremmo avuto un primo
periodo di tre anni per
sperimentare alcune cose; periodo a conclusione del quale il
nostro intervento sarebbe
stato valutato. Quanto ai finanziamenti, ci avevano spiegato che
in presenza di progetti
relativi agli abitanti, sarebbe stato possibile cofinanziarli con
altri partner. Di
conseguenza, non toccava al Soccorso Cattolico finanziare
direttamente e da solo i
progetti. Quindi, dovevamo inventarci qualcosa per trovare questi
finanziamenti. Allo
stesso modo, non sapevamo su quale tematica saremmo intervenuti:
sapevamo soltanto
che si sarebbero realizzati i progetti con gli abitanti di questi
quartieri, a partire dai loro
desideri e dai loro bisogni”.
L'équipe Causa Comune inizia ad incontrare una serie di interlocutori esperti dei territori
della metropoli di Grenoble – rappresentanti comunali, operatori
sociali, giornalisti,
professionisti e universitari – e da quel momento redige una lista
di 14 quartieri
“bisognosi di legame sociale”. In seguito, gli animatori visitano
i quartieri e mettono a
punto una griglia di criteri e di valutazione del bisogno di
legame sociale e delle
caratteristiche che permettono di condurre a buon fine la missione
(accessibilità in
bicicletta, area a misura d'uomo, potenzialità identificata degli
abitanti, tessuto
associativo limitato per non pestarsi i piedi a vicenda, carattere
“relegato” del
quartiere...). Nel mese di giugno 2001, l'azione Causa comune comincia
a lavorare su tre
quartieri: il quartiere Léon Jouhaux, la Cité Jean Macé a Grenoble
e anche il quartiere
Champberton a Saint-Marti-d'Hères.
“Nei fatti, abbiamo cominciato a creare una prima lista di 14
quartieri con i partner che
incontravamo: si trattava sempre degli stessi quartieri. Per
facilitare la scelta, abbiamo
quindi elaborato una griglia di criteri che ci ha permesso di
trovare rapidamente un
accordo sui primi tre quartieri. In seguito, dopo che
l'esperimento si era concluso nel
2012, abbiamo scelto altri quartieri di cui occuparci: in tutto,
sono 8 quartieri di
Grenoble ad aver beneficiato di questa iniziativa. Alcuni
quartieri in cui siamo stati
presenti per una decina d'anni, altri in cui siamo rimasti
soltanto 3,5,7 anni... dipendeva
dalla realtà del quartiere e dalle sue dimensioni” - sottolinea
l'operatrice.
Un metodo ben sperimentato
È in coppia che gli animatori di Causa comune girano due o tre ore per un quartiere, alla
ricerca degli abitanti presenti nello spazio pubblico, al ritmo
di una o due volte alla
settimana. Se il fatto di non appartenere a nessun organismo o
istituzione permette loro
di occupare una posizione neutrale che li rende più “avvicinabili”
agli occhi degli
abitanti, è comunque necessario un processo di adozione da parte
dei residenti come
degli operatori sociali. Sono necessari, a seconda dei
quartieri, dai 6 mesi ai 2 anni per
far nascere una dinamica collettiva fra gli abitanti.
In un primo tempo, l'obiettivo di queste visite è quello di fare
degli incontri, conoscere e
farsi conoscere, ascoltando gli abitanti parlare della loro vita
e di quella del loro
quartiere. Gli animatori hanno allora la funzione di far
emergere nello scambio la
capacità degli abitanti di migliorare la loro esistenza, grazie
al loro sostegno. Li
incoraggiano ad agire collettivamente, a vincere il fatalismo e
la rassegnazione, a
superare lo sguardo negativo che loro stessi possono portare su
di sé e sul quartiere in
cui vivono.
L'équipe di Causa comune non mira a un
pubblico specifico: non sceglie gli individui con
cui lavorare e tenta di lavorare con tutte le
persone del quartiere.
Gradualmente,
questa iniziativa si è perfezionata: “Molto rapidamente, ci siamo resi conto
che
non
era il caso di girare per i quartieri quando pioveva o in pieno giorno – era
meglio andarci in
serata,
verso le 20 o le 22! Si sentiva un vero bisogno di conoscere il quartiere in
diverse ore
della
giornata, in diversi contesti e anche con un pubblico diverso. In ogni caso,
non abbiamo
scelto
un pubblico preciso: non si trattava di incontrare i giovani, piuttosto che gli
adulti o
piuttosto
che le madri single senza figli. Ci siamo lasciati un po' trasportare dagli
incontri, a
seconda
delle persone che desideravano parlare con noi”.
Azioni di partenariato con gli abitanti
Dopo
aver incontrato la popolazione, gli animatori la accompagnano nella creazione
di un
collettivo
informale di abitanti. Contando in media una decina di abitanti attivi, il
collettivo si
pone
come obiettivo quello di mettere in opera delle micro-azioni, in cui gli
abitanti si
ritroveranno
ad essere attori del loro quartiere. Possono così progredire collettivamente,
fiduciosi
in se stessi, grazie a “piccoli risultati”. Pertanto, l'idea
non è quella di portare avanti
grandi
progetti, ma permettere trasformazioni dirette che stimolano a costruire e ad
andare
oltre,
facendosi guidare dall'idea che le trasformazioni visibili conducono alla
trasformazione
sociale.
Le
azioni sono tanto diverse quanto varie, prodotte dai bisogni e dai desideri
degli abitanti che
vengono
a contatto con gli animatori di Causa comune. Ad
esempio, in un quartiere, si
costituisce
un collettivo di donne turche, macedoni e indiane... per organizzare con il
CCAS
(Centro
comunale di azione sociale) dei corsi di lingua francese. In altri quartieri,
gli abitanti
conducono
azioni di auto-costruzione e lavorano per la ristrutturazione degli esterni, la
riabilitazione
delle trombe delle scale... e c'è persino un gruppo di abitanti scontenti
dell'inerzia
dei
poteri pubblici per quanto riguarda la manutenzione delle strade, che decidono
di coprire da
soli
le buche dell'asfalto. Infine, molto spesso questi collettivi di abitanti si
impegnano in azioni
di
convivialità, come l'organizzazione di feste e pasti collettivi, di serate
all'insegna della
cultura...
Nella
realizzazione di queste azioni, i collettivi di abitanti che sono sorti
lavorano
frequentemente
in stretta collaborazione con le istituzioni presenti nel quartiere e i
professionisti
del sociale: CCAS, Prevenzione specializzata, Centri socio-educativi, scuole,
associazioni,
club sportivi, DSU (Sviluppo Sociale Urbano), centri di assistenza sociale...
Mentre
nel
primo anno di attività i membri d i Causa comune si
rivolgevano soltanto agli abitanti con
l'idea
che le persone incontrate li avrebbero orientati naturalmente verso gli
operatori sociali
del
territorio, oggi invece, sin dal nostro arrivo in una nuova area, ci si rivolge
direttamente ai
professionisti
del quartiere. Questa modalità si impone per evitare qualsiasi malinteso con
gli
operatori
sociali già installati, che potevano percepire la presenza degli animatori come
una
concorrenza
e una rimessa in causa del loro lavoro. Oggi, Causa
comune rende conto
regolarmente
della propria attività agli attori del territorio ed è anche diventata una
fonte di
dati
per effettuare delle diagnosi sociali.
Bilancio e prospettive
“All'inizio,
nulla era stato formalizzato. La modalità di intervento si è costruita con il
tempo: è
andando
avanti che ci si rendeva conto che certe cose funzionavano e altre no... oggi,
con il
senno
di poi, ci si dice che a volte si sarebbe potuto procedere più rapidamente.
Resta il fatto
che
abbiamo vissuto la nostra esperienza... così, a seconda del quartiere, delle
sue dimensioni,
del
carattere delle sue abitazioni (condomini privati, case popolari), del sostegno
o meno da
parte
del Comune... sono risultate cose diverse.”
Da
allora, le cose hanno avuto un'evoluzione favorevole e il Soccorso Cattolico
procede in questo
stesso
modo in altre città di Francia. Per esempio, nel 2002, altri due quartieri sono
stati
coinvolti
dall'équipe di Causa comune.
Le coppie si recano ormai anche nel quartiere di Abry a
Grenoble
e al Grand Trou de Péage di
Vizille. A seguito di una prima valutazione positiva delle
dinamiche
messe in atto – realizzata da un organismo indipendente - , si è deciso di
accentuare
leggermente
il movimento. Nel 2005, il quartiere Champ-Fleury de Bourgoin-Jallieu si è
aggiunto
alla
sfera d'azione.
Da
un punto di vista quantitativo, nel 2008, l'équipe di Grenoble aveva effettuato 459 visite e
incontrato
3100 persone. Erano stati organizzati 139 incontri collettivi di abitanti
auto-gestiti,
che
coinvolgevano 992 residenti.
Da
un punto di vista qualitativo, il costituirsi in associazioni dei collettivi è
la prova della
raggiunta
autonomia da parte degli abitanti e della dinamica cittadina a cui è stato dato
impulso.
Il posto e il ruolo degli abitanti nel quartiere oggi sono maggiormente tenuti
in
considerazione,
in particolare dagli enti proprietari dell'edilizia sociale. Effetto “secondario”,
gli
animatori
constatano su alcuni territori il reinvestimento dei professionisti del campo,
che
rispondono
alle sollecitazioni degli abitanti mobilitati.
Oggi,
Grenoble è diventata squadra di risorsa nazionale decentrata in seno alla rete Caritas
Soccorso
Cattolico, al fine di condividere
l'esperienza e di diffondere questo tipo d'azione su altri
territori
dell'Esagono. Da un lato,
animatori del Soccorso Cattolico vi si formano in una settimana
di
full immersion; dall'altro, l'équipe di Grenoble anima tre volte all'anno un
seminario nazionale
su
questo tema. Saint-Brieuc, Nizza, Tolone, Marsiglia, Perpignan, l'Oise, la
regione parigina,
ormai
traggono benefici dal programma Cause commune.
Trovate
altre informazioni su quest'esperienza nel resoconto del dibattito dell'atelier
al quale ha
partecipato Anne-Catherine Berne
(cfr. p. 41).
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