giovedì 22 giugno 2017

Faire “Cause commune” avec des habitants de quartiers populaires grenoblois

TRADUZIONE DAL FRANCESE DEI RAGAZZI

DELLA IVAs E IVFl


TESTO ORIGINALE:







TRADUZIONE:

Fare “Causa comune” con gli abitanti dei quartieri popolari di Grenoble
(Anne-Catherine Berne)

Anne-Catherine Berne lavora per il Soccorso Cattolico da ormai una decina di anni. È stata
assunta per partecipare all'animazione del progetto Causa Comune: un'iniziativa che ha
come obiettivo quello di creare legami e relazioni di vicinato e rendere gli abitanti di certi
quartieri di Grenoble attori della trasformazione sociale del territorio in cui vivono.
Origine(i) del progetto

In Francia, il Soccorso Cattolico Caritas France ha per missione di aiutare le persone in
difficoltà sociale, accogliendole nei loro locali e prodigando loro consigli, servizi, beni di
prima necessità... nel 2001, a Grenoble, un esperto incaricato decide di andare oltre
questo atteggiamento caritatevole e assistenziale: partendo dalla constatazione che
l'associazione raggiungeva soltanto coloro che venivano a cercare aiuto, sviluppa una
strategia mirante a lavorare sul campo, mobilitando le persone. Appassionato di
metodologia dello sviluppo, appresa durante un soggiorno presso la Caritas in India,
America latina e Africa, l'esperto decide di adattare al territorio di Grenoble questo
approccio, che considera le persone principali risorse del progetto e propone alla
direzione nazionale di Caritas France di trovare finanziamenti per sperimentarlo.
Viene assunto un gruppo di quattro animatori-esperti di sviluppo, tra i quali Anne-
Catherine Berne. “Si era stabilito che avremmo avuto un primo periodo di tre anni per
sperimentare alcune cose; periodo a conclusione del quale il nostro intervento sarebbe
stato valutato. Quanto ai finanziamenti, ci avevano spiegato che in presenza di progetti
relativi agli abitanti, sarebbe stato possibile cofinanziarli con altri partner. Di
conseguenza, non toccava al Soccorso Cattolico finanziare direttamente e da solo i
progetti. Quindi, dovevamo inventarci qualcosa per trovare questi finanziamenti. Allo
stesso modo, non sapevamo su quale tematica saremmo intervenuti: sapevamo soltanto
che si sarebbero realizzati i progetti con gli abitanti di questi quartieri, a partire dai loro
desideri e dai loro bisogni”.
L'équipe Causa Comune inizia ad incontrare una serie di interlocutori esperti dei territori
della metropoli di Grenoble – rappresentanti comunali, operatori sociali, giornalisti,
professionisti e universitari – e da quel momento redige una lista di 14 quartieri
“bisognosi di legame sociale”. In seguito, gli animatori visitano i quartieri e mettono a
punto una griglia di criteri e di valutazione del bisogno di legame sociale e delle
caratteristiche che permettono di condurre a buon fine la missione (accessibilità in
bicicletta, area a misura d'uomo, potenzialità identificata degli abitanti, tessuto
associativo limitato per non pestarsi i piedi a vicenda, carattere “relegato” del
quartiere...). Nel mese di giugno 2001, l'azione Causa comune comincia a lavorare su tre
quartieri: il quartiere Léon Jouhaux, la Cité Jean Macé a Grenoble e anche il quartiere
Champberton a Saint-Marti-d'Hères.
“Nei fatti, abbiamo cominciato a creare una prima lista di 14 quartieri con i partner che
incontravamo: si trattava sempre degli stessi quartieri. Per facilitare la scelta, abbiamo
quindi elaborato una griglia di criteri che ci ha permesso di trovare rapidamente un
accordo sui primi tre quartieri. In seguito, dopo che l'esperimento si era concluso nel
2012, abbiamo scelto altri quartieri di cui occuparci: in tutto, sono 8 quartieri di
Grenoble ad aver beneficiato di questa iniziativa. Alcuni quartieri in cui siamo stati
presenti per una decina d'anni, altri in cui siamo rimasti soltanto 3,5,7 anni... dipendeva
dalla realtà del quartiere e dalle sue dimensioni” - sottolinea l'operatrice.
Un metodo ben sperimentato
È in coppia che gli animatori di Causa comune girano due o tre ore per un quartiere, alla
ricerca degli abitanti presenti nello spazio pubblico, al ritmo di una o due volte alla
settimana. Se il fatto di non appartenere a nessun organismo o istituzione permette loro
di occupare una posizione neutrale che li rende più “avvicinabili” agli occhi degli
abitanti, è comunque necessario un processo di adozione da parte dei residenti come
degli operatori sociali. Sono necessari, a seconda dei quartieri, dai 6 mesi ai 2 anni per
far nascere una dinamica collettiva fra gli abitanti.
In un primo tempo, l'obiettivo di queste visite è quello di fare degli incontri, conoscere e
farsi conoscere, ascoltando gli abitanti parlare della loro vita e di quella del loro
quartiere. Gli animatori hanno allora la funzione di far emergere nello scambio la
capacità degli abitanti di migliorare la loro esistenza, grazie al loro sostegno. Li
incoraggiano ad agire collettivamente, a vincere il fatalismo e la rassegnazione, a
superare lo sguardo negativo che loro stessi possono portare su di sé e sul quartiere in
cui vivono.

L'équipe di Causa comune non mira a un pubblico specifico: non sceglie gli individui con
cui lavorare e tenta di lavorare con tutte le persone del quartiere.
Gradualmente, questa iniziativa si è perfezionata: “Molto rapidamente, ci siamo resi conto che
non era il caso di girare per i quartieri quando pioveva o in pieno giorno – era meglio andarci in
serata, verso le 20 o le 22! Si sentiva un vero bisogno di conoscere il quartiere in diverse ore
della giornata, in diversi contesti e anche con un pubblico diverso. In ogni caso, non abbiamo
scelto un pubblico preciso: non si trattava di incontrare i giovani, piuttosto che gli adulti o
piuttosto che le madri single senza figli. Ci siamo lasciati un po' trasportare dagli incontri, a
seconda delle persone che desideravano parlare con noi”.
Azioni di partenariato con gli abitanti
Dopo aver incontrato la popolazione, gli animatori la accompagnano nella creazione di un
collettivo informale di abitanti. Contando in media una decina di abitanti attivi, il collettivo si
pone come obiettivo quello di mettere in opera delle micro-azioni, in cui gli abitanti si
ritroveranno ad essere attori del loro quartiere. Possono così progredire collettivamente,
fiduciosi in se stessi, grazie a “piccoli risultati”. Pertanto, l'idea non è quella di portare avanti
grandi progetti, ma permettere trasformazioni dirette che stimolano a costruire e ad andare
oltre, facendosi guidare dall'idea che le trasformazioni visibili conducono alla trasformazione
sociale.

Le azioni sono tanto diverse quanto varie, prodotte dai bisogni e dai desideri degli abitanti che
vengono a contatto con gli animatori di Causa comune. Ad esempio, in un quartiere, si
costituisce un collettivo di donne turche, macedoni e indiane... per organizzare con il CCAS
(Centro comunale di azione sociale) dei corsi di lingua francese. In altri quartieri, gli abitanti
conducono azioni di auto-costruzione e lavorano per la ristrutturazione degli esterni, la
riabilitazione delle trombe delle scale... e c'è persino un gruppo di abitanti scontenti dell'inerzia
dei poteri pubblici per quanto riguarda la manutenzione delle strade, che decidono di coprire da
soli le buche dell'asfalto. Infine, molto spesso questi collettivi di abitanti si impegnano in azioni
di convivialità, come l'organizzazione di feste e pasti collettivi, di serate all'insegna della
cultura...
Nella realizzazione di queste azioni, i collettivi di abitanti che sono sorti lavorano
frequentemente in stretta collaborazione con le istituzioni presenti nel quartiere e i
professionisti del sociale: CCAS, Prevenzione specializzata, Centri socio-educativi, scuole,
associazioni, club sportivi, DSU (Sviluppo Sociale Urbano), centri di assistenza sociale... Mentre
nel primo anno di attività i membri d i Causa comune si rivolgevano soltanto agli abitanti con
l'idea che le persone incontrate li avrebbero orientati naturalmente verso gli operatori sociali
del territorio, oggi invece, sin dal nostro arrivo in una nuova area, ci si rivolge direttamente ai
professionisti del quartiere. Questa modalità si impone per evitare qualsiasi malinteso con gli
operatori sociali già installati, che potevano percepire la presenza degli animatori come una
concorrenza e una rimessa in causa del loro lavoro. Oggi, Causa comune rende conto
regolarmente della propria attività agli attori del territorio ed è anche diventata una fonte di
dati per effettuare delle diagnosi sociali.

 Bilancio e prospettive
“All'inizio, nulla era stato formalizzato. La modalità di intervento si è costruita con il tempo: è
andando avanti che ci si rendeva conto che certe cose funzionavano e altre no... oggi, con il
senno di poi, ci si dice che a volte si sarebbe potuto procedere più rapidamente. Resta il fatto
che abbiamo vissuto la nostra esperienza... così, a seconda del quartiere, delle sue dimensioni,
del carattere delle sue abitazioni (condomini privati, case popolari), del sostegno o meno da
parte del Comune... sono risultate cose diverse.”
Da allora, le cose hanno avuto un'evoluzione favorevole e il Soccorso Cattolico procede in questo
stesso modo in altre città di Francia. Per esempio, nel 2002, altri due quartieri sono stati
coinvolti dall'équipe di Causa comune. Le coppie si recano ormai anche nel quartiere di Abry a
Grenoble e al Grand Trou de Péage di Vizille. A seguito di una prima valutazione positiva delle
dinamiche messe in atto – realizzata da un organismo indipendente - , si è deciso di accentuare
leggermente il movimento. Nel 2005, il quartiere Champ-Fleury de Bourgoin-Jallieu si è aggiunto
alla sfera d'azione.
Da un punto di vista quantitativo, nel 2008, l'équipe di Grenoble aveva effettuato 459 visite e
incontrato 3100 persone. Erano stati organizzati 139 incontri collettivi di abitanti auto-gestiti,
che coinvolgevano 992 residenti.
Da un punto di vista qualitativo, il costituirsi in associazioni dei collettivi è la prova della
raggiunta autonomia da parte degli abitanti e della dinamica cittadina a cui è stato dato
impulso. Il posto e il ruolo degli abitanti nel quartiere oggi sono maggiormente tenuti in
considerazione, in particolare dagli enti proprietari dell'edilizia sociale. Effetto “secondario”, gli
animatori constatano su alcuni territori il reinvestimento dei professionisti del campo, che
rispondono alle sollecitazioni degli abitanti mobilitati.
Oggi, Grenoble è diventata squadra di risorsa nazionale decentrata in seno alla rete Caritas
Soccorso Cattolico, al fine di condividere l'esperienza e di diffondere questo tipo d'azione su altri
territori dell'Esagono. Da un lato, animatori del Soccorso Cattolico vi si formano in una settimana
di full immersion; dall'altro, l'équipe di Grenoble anima tre volte all'anno un seminario nazionale
su questo tema. Saint-Brieuc, Nizza, Tolone, Marsiglia, Perpignan, l'Oise, la regione parigina,
ormai traggono benefici dal programma Cause commune.
Trovate altre informazioni su quest'esperienza nel resoconto del dibattito dell'atelier al quale ha
partecipato Anne-Catherine Berne (cfr. p. 41).

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